SCAFATI, CITTÀ A MISURA DI DONNA?
Scafati, passeggi per le strade, le strade principali del Paese. Attraversi la piazza cittadina, Piazza Vittorio Veneto, quella che dovrebbe essere il fulcro, il punto nevralgico dell’intera città e la prima cosa che pensi è: “Ma dove sono le donne?”. Ebbene, poche, pochissime sono le donne che camminano per le strade cittadine. Le puoi incontrare per lo più nelle ore mattutine dei giorni feriali, le ore solitamente dedicate alla spesa. Le puoi vedere fuori le scuole, all’orario di entrata e di uscita dei propri figli. Le puoi incrociare fuori le parrocchie, all’inizio e alla fine della Santa Messa. Ma poi? Poi l’eclissi delle donne scafatesi.
Passeggiare durante certi giorni, certi orari, incrociare con lo sguardo soltanto sporadici gruppi di uomini, giovani e meno giovani, localizzati sempre negli stessi posti, divisi in zone, divisi tra di loro per fazioni, fa tornare la mente di chi va a spasso indietro negli anni. Ai tempi in cui le donne erano ancora viste come “persone domestiche”. Eppure se ci muoviamo di soli pochi chilometri e andiamo a Cava, a Salerno, o anche a Nocera Inferiore le donne circolano per strada così come gli uomini.
Ebbene, cosa spinge le donne, molte donne di Scafati a restare in casa o comunque a spostarsi per poter prendere una boccata d’aria?
Sarà la mancanza di sicurezza o l’assenza totale o quasi di infrastrutture e servizi a causare l’assenza delle donne per le strade del nostro Paese? E’ l’esistenza di molti fattori ricorrenti e chiacchierati che tolgono a molte donne di Scafati la possibilità di vivere serenamente nella propria città. La sovrappopolazione, la difficoltà di concepire e fornire servizi essenziali hanno provocato questo abbandono del Paese da parte di molte concittadine.
Perché le donne tornino a affollare, a popolare le strade, le vie, il Corso Nazionale urge cambiare il volto di Scafati. Occorre necessariamente reinventare Scafati. Trasformarla da “Città dormitorio” (come da molti viene oggi definita) in una Scafati più vivibile, più accessibile, più ospitale, più sana e soprattutto più illuminata, colorata. Maggiore sorveglianza, sicurezza, illuminazione delle strade scrollerebbe dalle donne la paura di camminare per strada da sole nelle ore serali. La predisposizione di un servizio di trasporto cittadino darebbe a molte scafatesi, anche di periferia, la possibilità di spostarsi quando in casa non si posseggono due autovetture vuoi per ristrettezze economiche vuoi per altri motivi personali. La creazione di maggiori centri di aggregazione, che non siano solo centri commerciali, darebbe alle donne (e non solo) la possibilità di riappropriarsi del proprio Paese e di interagire con le altre persone. La città senza luoghi di incontro, infatti, rende impossibile una vita culturale attiva e, dunque, diventa ostico il sentir propria e vivere la città stessa in tutti i suoi aspetti. Sono le relazioni umane ad aiutare a dirimere i conflitti, a costruire sicurezza, a contrastare quel mostro dell’individualismo che divora e dilania la nostra società. Dunque se oggi si passeggia per Scafati e non si incontrano donne è perché Scafati non è più né vivibile né sicura. E’ perché Scafati è ben lontana dall’essere una città a misura di donna.